Picnic sul ciglio della strada. Il laboratorio teatrale di Asinitas con DOM-

13 maggio
Dall’intensità delle emozioni e per non dimenticare i dettagli, appena uscita da Asinitas ho iniziato a registrare la mia voce, raccontando ciò che era accaduto.
Stamattina ho visto un film che mi ha profondamente coinvolta emotivamente. Con quell’atmosfera fragile sono entrata in sala prove. È stata una giornata intensa! In verità, dubito di poter esprimere a parole ciò che è successo.
La – nostra zona – di 144 metri era piegata e posta al centro della sala. Leonardo ci ha chiesto di raccoglierci intorno ad essa. Lui, come una persona cara, un tesoro tra noi, era disteso lì, e noi ci siamo sedute intorno, posando le mani su di lui. L’idea di Valerio e Leonardo era di iniziare a dispiegarlo con le nostre mani, “nel modo più lento possibile”.
Il tocco con la punta delle dita, le mani, i piedi e ogni parte del nostro corpo ha creato uno spazio in cui si è formato un gioco emotivo tra noi e il tessuto della -nostra zona-.
Con gli occhi aperti e a volte chiusi, con il respiro più calmo che potessi avere, mi sono immersa in questo gioco. Ho camminato sotto il tessuto, mi sono prostrata, ho avvolto intorno a me la zona sicura, la terra dei sogni, l’ho lasciata andare nelle mani degli altri. Un trasferimento emotivo nel gioco tra prendere e lasciare, toccare e restare vuota… In mezzo a tutto ciò, si creava una connessione con la persona di fronte o con più persone, e il nostro incontro con il tessuto si trovava in contrasto o in parallelo. Uno scambio reciproco senza parole. Più volte sono passata sotto il tessuto, mi sono avvicinata, l’ho avvolto intorno a me, ho toccato gli altri, li ho trascinati con me, ho abbracciato un altro corpo attraverso il tessuto, l’ho lasciato andare, sono passata oltre… È stata un’esperienza strana e sconosciuta. A volte, guardandolo da lontano, l’insieme dei nostri corpi tra il tessuto sembrava una cartolina.
Abbiamo aperto il tessuto e iniziato l’esercizio di pressione con il corpo, accompagnate da una musica. Fuori si sentivano la pioggia e i tuoni. Per tutto il tempo, per concentrarmi di più, ho viaggiato con gli occhi chiusi; un viaggio tra l’essere e il non essere, il perdersi e il ritrovarsi, il premere e il lasciar andare. Leonardo ha chiesto a un gruppo di quattro persone di posizionarsi al centro, mentre gli altri osservavano. Ero in una concentrazione profonda e non volevo che quell’atmosfera si spezzasse, così mi sono unita al primo gruppo (Giulia , Orlando, Francesca e io).
Per me era difficile credere di riuscire a immergermi in un tale stato di trance in presenza di altri. Ero tra i compagni(ragazzi), ma non ero lì. Migliaia di immagini mi passavano davanti agli occhi, ma non c’era nessuna immagine. Sentivo un insieme di suoni: la pioggia, la musica e la dolce ninna nanna di Shonda, ma non c’era nessun suono. Il mio corpo spinge il pavimento, lo lasciava andare, ma io ero nei cieli. C’erano dolori immensi dentro di me, eppure ero in una gioia assoluta. La mia gola era piena di singhiozzi, ma il mio cuore traboccava di sorrisi. Piena di eccitazione, ma calma.
“ calma,
più calma del battito di un morto*.”
Quando il tempo è finito, sono tornata indietro e ci siamo guardati. Gli occhi di Giulia erano rossi, e i volti di tutte e tre erano pieni di emozioni. Quando Leonardo ha chiesto il parere degli altri, i loro commenti ci hanno stupite. Senza alcun coordinamento, c’era un’incredibile armonia nei movimenti dei nostri corpi, e io, con gli occhi chiusi, avevo replicato alcuni movimenti di Giulia. Come si era creata questa telepatia?
Quando il gruppo successivo (Jamira, Walter, Zainab e Shakira) ha iniziato, Nino ha cantato con la sua voce meravigliosa. Io ero ancora immersa in un’enorme densità di emozioni. Ora, mentre scrivo, i miei occhi sono pieni di lacrime, ma non ho parole per spiegare queste lacrime. Oggi non si è ancora depositato dentro di me ed è molto più grande di me.
Mattia è andato al microfono e, accompagnato da una musica vellutata, ha iniziato a cantare, molto espressivo.
Per accompagnare Mattia, Leonardo ha proposto di riunirci, abbracciarci e canticchiare insieme. Un dono inaspettato da parte di Mattia.
A completare questa sorpresa e questa giornata delicata, c’è stato il regalo di Luca: “la scatola delle parole”, un scatola carillon di legno comprata al mercato delle pulci di Bruxelles dove tutte abbiamo messo le parole che ci portiamo a casa oggi.
Zara Kian
*Majakovskij