Contaminazioni Culturali

Come Toghether. Visioni della RE.M Up To You 2023 su “Contaminazioni Culturali” incontri organizzati da cooperativa Ruah, Fileo e Acli Bergamo

Untitled (topi e delfino) di F. Tosi – foto di Marta Begna

Durante questo anno la RE.M UP TO YOU ha seguito gli incontri di Contaminazioni Culturali, organizzati da Cooperativa Ruah, Fileo e Acli Bergamo con il contributo dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo. Di particolare interesse per noi è l’obiettivo di costruire una consapevolezza e un vocabolario condivisi sulla mobilità umana e sulle diverse identità culturali.

Ecco il racconto del secondo incontro, Arte e intercultura, tenutosi Sabato 16 settembre presso la sala dello Spazio Educativo di GAMeC Bergamo.

Silvia Baldini

Arte e Intercultura – un incontro in Gamec alla scoperta di Home di Vivian Sutter e de La collezione impermanente #4

L’incontro si è svolto negli spazi della GAMeC, con la partecipazione di persone che collaborano con la cooperativa Ruah a vario titolo e rappresentanti di altre associazioni che lavorano sui temi dell’integrazione e dell’intercultura. Alcuni di loro vivono da molti anni in Italia ma hanno origine straniera, perciò spesso fanno da portavoce e si pongono come anello di congiunzione tra la loro comunità di origine e quella cittadina.

Ci sono stati alcuni interventi introduttivi e in particolare Sara Tonelli, responsabile dei servizi educativi, ha raccontato l’accessibilità e l’accoglienza che il museo mette in pratica attraverso alcune azioni concrete. Uno dei momenti più intensi è stato visitare due sezioni espositive con la sua guida, dato che aveva selezionato per noi alcune opere da mostrarci. Ci ha colpito molto la mostra “Home” di Vivian Suter. La mostra consiste in una serie di tele realizzate dall’artista presso la sua casa studio in Guatemala, “le tele di Vivian Suter – sporcate dal vento, dalla pioggia, dal fango o dai piccoli organismi del bosco – raccontano l’intimo legame che le tiene unite alle forze vitali dell’ambiente da cui scaturiscono. La natura interviene come coautrice delle sue opere, che si presentano come un innesto spontaneo di forme e colori che richiamano il groviglio di luci della foresta, così come gli scorci di paesaggio inquadrati dalle finestre della sua abitazione, in un continuo rimando tra interno ed esterno.”[1]

La mostra alla GAMeC è immersiva e piuttosto inedita rispetto alle solite modalità di visita: molte tele colorate sono appese in alto o una in fila all’altra, come panni stesi, ed è possibile passarci vicino, senza che siano lontane e protette da un vetro.

Ancora più forte è stato l’impatto con alcune sale della Collezione Impermanente. La mostra espone opere che sarebbero permanenti nel museo, dato che sono state donate o acquistate, ma che vengono esposte a rotazione e in questo caso seguendo le preferenze comunicate dai visitatori. Tutto è cominciato nel 2022, con l’esposizione La Collezione Impermanente #3.0, che alla sua terza edizione non voleva soltanto rimescolare le opere esposte nelle sale, ma fare un passo in più per coinvolgere le persone. La mostra ha stimolato una riflessione sul ruolo del visitatore e sulla sua relazione con il museo, a partire da alcuni quesiti: che tipo di dialogo con il pubblico vuole costruire il museo intorno alle collezioni, intese come patrimonio comune? Quale esperienza offrire e secondo quali finalità? Quale ruolo attribuire ai visitatori nella presentazione e nella costruzione della collezione museale?

La mostra intendeva porre in evidenza il dialogo con i visitatori, chiamati a ricoprire un ruolo attivo attraverso la dichiarazione delle proprie preferenze in relazione alle opere esposte: quale opera avrebbero voluto rivedere in un successivo riallestimento, e perché. I materiali raccolti sono stati oggetto di un’attenta analisi da parte del museo, e in occasione de La Collezione Impermanente #4, quella che abbiamo visitato noi, è stato presentato un nuovo allestimento frutto del proficuo scambio attivato con il pubblico. In particolare, questa progettazione partecipata del nuovo percorso museale ha presentato 9 sale tematiche che ruotano, ciascuna, attorno a una delle opere oggetto delle preferenze dei visitatori. Le opere costruiranno dialoghi inediti con altri lavori selezionati dalle curatrici della mostra, al fine di mettere in evidenza diverse prospettive sull’opera e possibili nuove interpretazioni. La “Collezione Impermanente” è stata ripensata e modellata sulle suggestioni dei visitatori, con una multivocalità di sguardi e di prospettive accolti.

È stato molto importante il momento finale di restituzione dopo la visita, una volta ritornati negli spazi dei servizi educativi. Insieme abbiamo parlato molto delle nostre impressioni, molti si sono sentiti accolti e perfettamente a proprio agio anche non avendo conoscenze di arte contemporanea. Ognuno è stato invitato a pensare anche a ciò che avrebbe eventualmente fatto o proposto al museo se avesse potuto; a quali proposte concrete avrebbe portato dentro gli spazi espositivi, quali attività, quali sguardi. Il museo ha cercato suggerimenti da tutti, in un’ottica costruttiva.

Alcuni di noi hanno immaginato chi avrebbero portato in museo, soprattutto chi della loro comunità, attraverso delle visite tematiche, attingendo alle due culture. Esempio di questa commistione sarà l’utilizzo del museo, insieme alla chiesa e al teatro sant’Andrea, come sede parziale del festival messicano legato al giorno dei morti, giorno che anche per noi costituisce una festività e di cui si possono cogliere somiglianze e differenze.

Qualcun altro ha citato il progetto “Migrantour”, in collaborazione con cooperativa Ruah, si tratta di un progetto di turismo responsabile che promuove la scoperta delle culture esistenti in città attraverso passeggiate interculturali condotte da persone con background migratorio, formate alla professione di accompagnatore interculturale. Per la cooperativa il progetto rappresenta un’importante occasione per l’inserimento lavorativo delle persone migranti. Inoltre, attraverso questo strumento innovativo, l’iniziativa aumenta la consapevolezza del fenomeno migratorio e facilita l’accesso al patrimonio cittadino, valorizzando le peculiarità territoriali e rafforzando al contempo il protagonismo della cultura ospitante.


[1] Tratto dalla descrizione, a cura della GAMEC, della mostra “Home” di Vivian Sutter

Marta Begna


foto di Marta Begna


Un pensiero su Home di Vivian Sutter e su La Collezione Impermanente #4

Arte… cosa so io di arte? Niente.

Per me arte era far crescere cinque figli come faceva mia madre… una fetta di pane e sopra un po’ di zucchero… dolce.

Ma quando sei davanti a un quadro vivo… senza cornice e con tracce del fango di là, del luogo in cui era, e foglie secche e colori della terra…

I topi schifosi di fogna divorano un delfino di mare azzurro… possibile? Si che è possibile.

Rose… accanto a loro… pistole. Amore ti proteggo io.

Galleria d’arte. Quadri che raccontano oggetti… tanta bellezza.

Chiudo gli occhi e li guardo, bellissimi.

Persone intorno a me… belle persone.

C’è Marta, la guardo e le faccio una foto, sembra una madonna che al posto di Gesù Bambino tiene il cellulare tra le mani. Brilla nell’ombra. Capolavoro di natura.

L’arte più bella sono le persone intorno a noi. Come una barriera corallina e noi in mezzo…

Ma non abbiamo occhi per vedere questa bellezza, questa arte.

Apriamo gli occhi e guardiamo.

Sebastijan Adbulahu

La collezione impermanente#4 – foto di Sebastijan Abdulahu

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