Buoni a nulla. Bi cheresko bi ljimoresko

Come together. Visioni della REM Up To You 2023 su Buoni a nulla di Praxis

foto Carlo Valtellina

Bi cheresko bi ljimoresko

in lingua rom, in lingua italiana – senza casa, senza tomba
restituzione audio di Sebastijan Abdulahu

Un cavalcavia di cemento, il rumore delle macchine che passano, graffiti al muro, una pensilina solitaria e tre persone. Siamo finiti per strada con loro, il cavalcavia è diventato il nostro tetto, ma quante altre persone sono finite per strada senza tetto? Siamo venuti qui per qualche ora, per poi tornare a casa, ma quanti non hanno proprio un posto dove andare e per quanti questa è la loro casa?
Fuori faceva freddo, ma dentro faceva più caldo che mai. Lo spettacolo Buoni a nulla è di quelli che rimangono nella memoria, e quelli che lo hanno creato sono sicuramente buoni a tutto.

È divertente e dolorosamente triste, terribilmente vitale e filosofico. C’erano tanti pensieri e frasi che mi hanno toccato. Le ho scritte per ricordare, per pensare. Discutendo dello spettacolo, abbiamo scoperto che è ancora più vicino a molti di noi, perché abbiamo sperimentato su noi stessi quel dolore. Quel posto era nostro. Condividiamo i nostri pensieri, le nostre storie e le citazioni di “Buoni a nulla” che hanno risuonato nei nostri cuori.

Yessi Vitenko

foto Carlo Valtellina

“Cosa voglio fare da grande? Cosa voglio fare di grande?”

Nel mio paese facevo il lavoro che l’attrice racconta nello spettacolo, portavo cibo alle persone in strada, ma portavo anche parole e conforto. Mi ricordo di una persona che era come il personaggio del profeta. Durante la pandemia molti senzatetto si sono tolti la vita perché non hanno ricevuto abbracci e contatti, oltre al cibo. C’erano molte storie nella strada.

Mileide Andrade

“Avete visto lo zaino nero? C’era dentro la mia vita…”

Anche io ho fatto la stessa attività, portavo cibo e farmaci. Ti chiedevano anche cose scadute. A volte ti aggredivano. Si vedeva che pativano la fame. Non so bene leggere il personaggio del ragazzo, ma capisco la paura di deludere i genitori. Sul clochard penso che a volte la vita ti faccia degli scherzi e ti abbandoni. La pensione di invalidità è un contentino, così lo stato si mette a posto. Credo che manchi un percorso che aiuti le persone a risollevarsi. Ho amici che sono finiti in comunità, bombardati di farmaci, non sono più capaci di fare un discorso compiuto. 

Daniele Cometti

foto Carlo Valtellina

“Mamma, dove devo firmare?!”

I genitori ti programmano la vita e se qualcosa non va ti cade il mondo. Mi ha colpito come sia difficile la vita di chi va in un altro paese per studiare e si ritrova senza speranze, con difficoltà economica.

Francesca Aurora

“È scritto sul documento? Quante albe, tramonti hai visto, quanti baci hai dato e ricevuto, quante volte ti hanno fatto male? È scritto sul documento?”

A me ha infastidito una cosa che è successa dentro di me. Ridevo per le cose che diceva il Profeta, poi mi sono immaginata che cosa mi succederebbe se incontrassi una persona così nella vita: avrei paura? riderei? 

Valeria Tacchi

foto Carlo Valtellina

“Questo spazio può essere tuo.”

Io ho avuto questa esperienza quando la guerra è iniziata in Ucraina. Quando stavo in Ucraina la mia vita andava molto bene, quando la guerra è iniziata la mia vita è cambiata. Non avevo scelto la situazione. In Italia ho dormito due settimane nel parco, io e il mio cane. Ho fatto tentativi per farmi aiutare. Non ho trovato nessuno che mi dava una mano per rialzarmi. Io ho studiato e poi mi sono trovato a vivere per strada. La stessa cosa ho visto ieri sera. Bisogna rispettare se stessi e anche gli altri, questo è il concept dello spettacolo. Perché la cosa più importante è studiare nella vita e non nei libri. Io vedo qualcuno per strada come il profeta e non so chi è, se ha studiato. Magari quella persona è lì perché la vita l’ha messo in quella situazione. Ciascuno conosce se stesso, che cosa dovevo fare? Andare a chiedere da mangiare mostrando il diploma? Io mi so difendere, ho un cane, però per strada ho visto molte cose brutte. E io sono un uomo, ma se mi trovo di fronte un gruppo? E una donna? In Germania non ne parliamo. Ero in un campo a Francoforte, mi hanno cacciato perché non avevo passaporto ucraino ma quello marocchino. Ho dormito in metropolitana. Mi sono riconosciuto in tutti e tre i personaggi: ho studiato, però ho vissuto per strada. Se sei uomo o donna e sei per strada non cambia, sei per strada. Il cappio in scena per me è la vita. 

Ayoub Kahlaani

foto Carlo Valtellina

“A volte è più facile parlare con gli sconosciuti che con una persona che conosci da tutta la vita.”

Quando lo studente ha messo il cappio ho pensato che lo mettessero anche gli altri e tutti lo usassero come sull’autobus. Sarebbe stato molto simbolico.

Yessì Vitenko

“Torniamo a casa.”

Mi ha fatto pensare a questa frase: ogni anno passiamo per il giorno della nostra morte senza saperlo. Che sia invece, cosciente della propria vita.

Daiane Torres

“Non si può scegliere dove sentirsi a casa.”

Ci sono tanti tipi di violenza. La violenza economica e sociale. C’è chi vuole cambiare la vita degli altri, la violenza di chi si sente di corrispondere alle aspettative dei genitori e del sistema sociale. C’è come queste violenze si alimentano a vicenda. Mi sono riconosciuta come ex studente, come giovane donna che vive a Milano e ha pressione sociale, incontro vite fragili per lavoro tutti i giorni. Il giudizio che tu hai su di te, il modo in cui questo diventa paranoia, aggressività, ti offuscano la vista e ti impediscono poi di vedere l’altro, di amare senza condizioni. È una grande sofferenza dell’umanità. Se devi sopravvivere, sei sempre in allerta, se devi pensare a soddisfare i tuoi bisogni di base non ti resta spazio per altro.

Lila Rongione

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