
20 maggio
Un tessuto di 144 metri, solo nella sala prove, tra luci e ombre delle finestre, ci aspettava. Siamo entrati con entusiasmo, siamo seduti, abbiamo messo le mani sul tessuto e, questa volta, abbiamo lasciato che fosse lui a guidarci, a portarci dove voleva. Il tessuto, grande e irregolare, si è aperto davanti a noi, e ci siamo seduti nel nostro spazio, vicini e lontani dai nostri sogni.
Leonardo ci ha ricordato che qualche settimana fa, in piccoli gruppi, avevamo condiviso le nostre idee. Ora, su suggerimento di Valerio e Leonardo, era il momento di trasformare quelle idee in realtà.
Il nostro gruppo si è riunito: io, Giulia, Shonda e Ariana. Nino e Daisy oggi non c’erano. Giulia, con coraggio, ha detto che voleva fare dei buchi nel tessuto, per lasciare che l’erba del parco entrasse nel nostro “territorio” durante il picnic. L’idea sembrava semplice, ma tagliare quel tessuto, a cui ci eravamo affezionati dopo mesi, richiedeva molto coraggio.
Quando Giulia ha preso le forbici e ha tracciato un cerchio sul tessuto, non c’era incertezza nei suoi occhi.
Il tessuto era la nostra terra comune, piena di ricordi degli ultimi mesi. Tagliarlo era come separarsi da qualcosa di caro. Mentre tagliava, le ho regalato una poesia.
Questa poesia, sentita anni fa in un film, parlava del coraggio di un amante che, nonostante il dolore della separazione, cammina verso l’unione. Anche Giulia, come quell’amante, ha fatto un passo coraggioso con le sue forbici. Ogni taglio sembrava un addio al passato, ma in quel gesto nasceva qualcosa di nuovo: buchi che invitavano l’erba verde nella nostra terra. Saadi parlava del coraggio dell’amore, e Giulia, tagliando il tessuto, ci ha mostrato il coraggio di creare.
بیا که در غم عشقت مشوشم بیتو
بیا ببین که در این غم چه ناخوشم بیتو
شب از فراق تو مینالم ای پریرخسار
چو روز گردد گویی در آتشم بیتو
دمی تو شربت وصلم ندادهای جانا
همیشه زهر فراقت همی چِشَم بیتو
اگر تو با من مسکین چنین کنی جانا
دو پایم از دو جهان نیز درکشم بیتو
پیام دادم و گفتم بیا خوشم میدار
جواب دادی و گفتی که من خوشم بیتو. *
Quando ha finito e ha sollevato il pezzo tagliato, ha chiesto: “Qualcuno vuole usarlo?” Il gruppo di Silvia, Francesca, woody e walter, che lavorava sui bordi del tessuto, lo ha preso . Le facce erano interessate, confuse e sbalordite, con gli occhi spalancati!
L’idea di Giulia era che ognuno di noi sei facesse un buco, della forma che preferiva. Io ho scelto il verbo “restare” e ho tagliato le prime due lettere, che insieme formano “ما ” che vuol dire ”NOI”.
Ho cucito un po’ i bordi per evitare che il tessuto si strappasse col tempo. Shonda, con un po’ di ansia, ha tagliato un piccolo cerchio. Poi è stato il turno di Arianna.
Dopo abbiamo costruito un piccolo modello(esempio )dell’idea della “cassa dei desideri” sul tessuto e abbiamo scelto un tessuto giallo per il progetto finale.
Ho preso un pennarello nero e ho scritto i nomi di tutte le persone nelle lettere “نه” , di casa, come se fossero ospiti a casa mia. Ho chiesto agli altri di scrivere qualcosa nello spazio vuoto delle lettere di “restare a casa”, se volevano. Shonda, con affetto ha scritto una poesia del Bangladesh con un pennarello verde.
Federica aveva creato tre locandine per il nostro picnic. Luca ha proposto di fare un sondaggio per scegliere quale pubblicare. Ci siamo riuniti e abbiamo guardato le foto insieme. Luca ci ha ricordato quanto fosse importante la presenza di ognuno di noi in questo picnic. Ha spiegato che la parola “desiderio”, che ci ha accompagnato in questi mesi, in latino significa “quale stella ci manca?!
La stella che ci manca è proprio quella che dobbiamo creare.
Zara Kian
Vieni, poiché sono turbato nel dolore del tuo amore senza di te.
Vieni a vedere quanto sono infelice in questa sofferenza senza di te.
La notte, per la tua assenza, mi lamento, o volto angelico,
E quando arriva il giorno, è come se bruciassi nel fuoco senza di te.
Non mi hai mai concesso nemmeno un sorso dell’unione, o caro,
Sempre assaporo il veleno della tua separazione senza di te.
Se tu, mio caro, mi tratti così, povero me,
Allora rinuncerei a entrambi i mondi con i miei due piedi senza di te.
Ho mandato un messaggio dicendo: “Vieni, rendimi felice”,
Hai risposto dicendo: “Io sono felice senza di te”.