
10 giugno
Siamo tuttə sedutə per terra, intorno al nostro caro -zona- con gli occhi chiusi.
Non vedo nulla, ma una brezza leggermente calda mi accarezza il viso. In lontananza, il canto degli uccelli si mescola alle risate e ai pianti dei bambini, come se il mondo respirasse con noi, “ما”.
Con gli occhi chiusi, iniziamo a srotolare il tessuto, lentamente.
È pomeriggio, la luce del sole si intreccia con il canto di Nino, accompagnandoci in questo momento poetico.
La voce di Nino, con quel suo effetto strano e affascinante, mi trasporta al canto notturno di una donna nel film “Mulholland Drive”, pieno di rimpianto e profondità, come se persino la terra sotto i miei piedi respirasse a quel ritmo. Poi la ninnananna di Zainab, e quella di Shonda, una dopo l’altra, si diffondono. Stiamo aprendo il tessuto, e il ritmo del canto scorre nelle nostre mani, il nostro cuore si fonde con il tessuto e il suono.
Ci alziamo, camminiamo, contiamo i nostri respiri e cerchiamo di muovere i passi in modo da mantenere l’equilibrio su una gamba sola, fino al passo successivo. La terra sotto i piedi sembra viva, ogni passo è come una danza lenta.
Radichiamo, immaginiamo che le poesie scritte, i disegni e i desideri che abbiamo impresso sul tessuto fluiscano in noi attraverso il tocco dei piedi. Poi, lentamente, formiamo un grande cerchio, sedendoci il più lontano possibile dal centro, con l’intesa di avvicinarci al centro in un quarto d’ora, con gli occhi aperti o chiusi. Io preferisco gli occhi chiusi.ogni tanto urto una mano o un piede. Quando apro gli occhi, sono di spalle agli altri!
Eppure, sento con forza la connessione con il gruppo. Ci guardiamo, ciascuno con migliaia di parole non dette negli occhi, immersi in una trance profonda.
Nino è al centro, come un faro, silenzioso, saldo, dignitoso.
Leonardo dice: «Proviamo ad avvicinarci al centro, ma non in cerchio!»
Lentamente ci avviciniamo, come uccelli in cerca del mitico Monte Qaf (قاف) ci uniamo, ci fondiamo e diventiamo uno: il Simorq (سیمرغ) l’uccello leggendario.
Nino, al centro, è come il cuore di quell’uccello, e noi ci raduniamo intorno a lei, come le sue ali. Passiamo alcuni minuti in questa unione, poi, con la guida di Valerio e Leonardo, ci aiutiamo a vicenda ad alzarci, come un unico corpo.
Zainab e Daisy aiutano me, io aiuto loro, stiamo fianco a fianco, le nostre mani si intrecciano dietro le spalle, e ora respiriamo nei palmi delle mani l’uno dell’altro.
Allarghiamo il cerchio lentamente, respirando, per moltiplicare quell’unità.
Pausa.
Vado a cucire. Io orlo i bordi del “ما” (noi) con un nastro Firuse(turchese). Il colore dell’IRAN…
il colore della poesia e della spiritualità. Cucio pensando alle vasche delle vecchie case iraniane, alle cupole e alle piastrelle, al cielo e al fiume di Taleqan , cucio pensando a mia madre e al suo anello di Firuse(Turchese).
Le ragazze – Shonda, Giulia, Arianna e Daisy – preparano la cassa, pulita e ordinata, felici del successo nel misurare, tagliare e sistemare.
Il suono dell’ago e del filo, le risate leggere, le chiacchiere sommesse sono un’altra musica che si aggiunge a questo pomeriggio.
Zara Kian
*Simorq : “si “in persiano voldire numero “30”
Invece “morq” vuol dire “uccello “
Storia di uno stormo enorme di uccelli che per arrivare monte “Qaf” rimangono solo in 30 uccelli(simorq).