Giorno 13. Abbiamo parlato in tre lingue diverse, ma ho capito tutto, anche se non so spiegarlo

27 maggio

Con la guida di Valerio, pratichiamo per qualche minuto esercizi di respirazione, trattenendo il fiato e rilasciandolo, per calmare i nostri corpi. Queste pratiche di respirazione, specialmente quando fatte in gruppo, mi portano a un momento in cui mi sento meno controllata dalla mia mente e più guidata dal mio cuore. Mi aiutano a comprendere più profondamente l’istante presente e ad ascoltare meglio il mio intuito.

Svolgiamo il tessuto con delicatezza, in un gioco curioso, e ci sediamo insieme in un’area intima. Su invito di Leonardo, ci riuniamo attorno al dipinto narrativo di Adama. Leonardo chiede ad Adama di raccontare la sua storia nella sua lingua madre. Ci ricorda, come ascoltatori e osservatori, di riflettere su cosa comprendiamo e quali emozioni si formano dentro di noi quando non capiamo la lingua!?

Adama inizia a parlare con un luccichio negli occhi. Non capisco le sue parole, ma il sorriso non abbandona mai il suo volto. Con entusiasmo, usando gesti delle mani e indicando il suo dipinto, spiega cosa sta accadendo nell’immagine. Più volte punta il dito su qualcosa nel disegno! Qualunque cosa sia, è evidente che è un’arte in cui eccelle, perché non ho mai visto Adama così entusiasta di parlare fino ad oggi.

In un momento, Zainab e Sulaiman iniziano a fare domande ad Adama. È un momento interessante, perché pensavo che questi tre si capissero facilmente. Ma Soulaymane, con calma, dice: «Abbiamo parlato in tre lingue diverse, ma ho capito tutto, anche se non so spiegarlo!»

Poi ci siamo riunitƏ attorno al cuore intrecciato di Woody sulla nostra zona.
Lui ha iniziato a raccontare la sua storia in inglese, con grande entusiasmo, sorrisi e passione. La cosa interessante è che questa volta ero io a non conoscere l’inglese, eppure, a parte qualche dettaglio, ho capito quasi tutta la storia di Woody!

Per comprendere le storie di Adama e Woody, ho prestato attenzione alla melodia delle loro voci, ai movimenti delle loro mani, ai loro sorrisi, allo scintillio nei loro occhi, al modo in cui muovevano le spalle e alla calma e libertà dei loro corpi.

Leonardo ha spiegato che nel picnic finale (NON lo spettacolo!) faremo lo stesso.
Un gruppo narrerà con il corpo,
un altro con il suono e le ninnenanne,
un altro ancora con storie e parole,
accogliendo gli ospiti (gli spettatori).

Poi, nei nostri piccoli gruppi, insieme a Nino, Giulia, Shonda e Daisy, abbiamo continuato a lavorare per completare la cassa .
Uno tagliava, un altro cuciva, qualcuno stava misurando con un righello!

Oggi c’era Lorenzo, responsabile della registrazione audio. Per questo, tra un lavoro e l’altro, Shonda ha cantato una ninnananna e Nino ha cantato una canzone.
Alla fine, la voce di Orlando e una bellissima canzone in inglese ci hanno accompagnato mentre tutti insieme ripiegavamo il tessuto.


Zara Kian

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