Giorno 9. Prima di arrotolarlo di nuovo.

Picnic sul ciglio della strada. Il laboratorio teatrale di Asinitas con DOM-

29 aprile

Ho preso due cuscini e sono entrato nella -zona-. Mi sono seduta in un angolo, sotto la luce primaverile del sole, ascoltando Leonardo Valerio.

Oggi, prima dell’allenamento, tutti gli studenti della scuola sono arrivati due ora prima per una riunione. Per questo, le guide, gli stalker, hanno iniziato l’allenamento con una breve pausa.
Con respiri profondi, ho rilassato il mio corpo e mi sono sdraiato, guardando il soffitto. Ho sollevato lentamente il petto fino alla parte bassa della schiena. Come un’onda morbida e leggera, ho mosso il corpo con il respiro. Poi ho aperto le ginocchia e le ho richiuse, cercando di sentire la differenza. Il respiro è la base di ogni esercizio: il miracolo dell’ossigeno!

Dopo, mi sono seduta piano, con la testa verso il pavimento, le cosce e i palmi delle mani appoggiati a terra. Premendo sui palmi, ho provato ad alzarmi, spostando i punti di pressione. Mi concentravo sulla pressione, la liberazione e la leggerezza.

Ho vissuto questa posizione del corpo tante volte. Ogni volta che sono caduta e mi sono seduta sulla terra, come mi sono rialzata? Come ho trovato un modo per andare avanti nelle difficoltà della vita? Quando sentivo il peso del mio corpo e affrontavo le dure realtà, la terra è sempre stata il mio sostegno.
Come dice Forugh:

و خاک
خاک پذیرنده
اشارتیست به آرامش.

E la terra,
terra accogliente,
è un cenno alla quiete.

Ho premuto le mani su di essa, con le spalle che portano il dolore con delicatezza, e mi sono alzata piano, continuando.

Durante ogni momento dell’allenamento, pensavo alle esperienze della mia vita. Dove e come ho cambiato il mio punto di vista? Dove ho spostato il peso dei miei dolori per renderli più leggeri? O ho resistito, lasciando che fossero parte di me, ma non tutto di me? Come un albero che si piega sotto il vento, ma non si spezza.

Che esercizi consapevoli e profondi! Con la guida attenta di Leonardo e Valerio, creo un ponte tra corpo, mente ed emozioni. Permetto al mio corpo e alla mia anima di respirare durante l’esperienza dei punti di pressione, di trovare una strada e di continuare come in una danza.

Oggi, durante l’allenamento, ci siamo alzati tante volte. Spostando i punti di pressione, siamo rimasti in piedi, poi siamo caduti di nuovo a terra con il peso della testa, delle spalle o dei piedi. Ma ogni volta ci siamo rialzati e abbiamo continuato. Proprio come nella vita! Amo queste sfide, perché mi permettono di riflettere su me stessa e di affrontarmi. È doloroso, ma non mi distrugge!
Quasi ogni settimana, dopo l’allenamento, mi servono un paio di giorni per riprendermi, ma in queste ricerche divento più paziente e più serena.

Ora camminiamo tutti insieme tra i sogni che abbiamo scritto, cucito o disegnato. Dovevamo alzare la mano se ci veniva un’idea, ma credo che fossimo tutti un po’ timidi, perché nessuno l’ha fatto! Però, quando abbiamo fatto il picnic, quasi tutti avevano un’idea interessante e bella.

In piccoli gruppi, abbiamo scritto le nostre idee e elencato i materiali necessari. Il nostro gruppo era formato da Giulia, Shonda, Nino, Ariana, Daisy e me.
Nino ha intrecciato tutte le nostre idee come una storia, creando un racconto fatto di sogni.

Leonardo ha spiegato l’idea di questo gruppo: ognuno di noi dovrebbe trasmettere ciò che sa, vivendo un’esperienza collettiva. Ha fatto un esempio: «Io so fare la lentezza, quindi ve lo insegnerò».
Valerio, con un sorriso, ha detto: «Io invece , posso insegnare ad arrotolare la nostra zona ».
Con la guida di Valerio, abbiamo portato tutti insieme il tessuto fuori e lo abbiamo appeso dalle scale posteriori, per pulirlo e per provare un nuovo modo di guardarlo.

Ora, tutti sorridenti sotto la luce del sole, ci mettiamo al lavoro. Un gruppo lascia andare il tessuto dall’alto, un altro lo prende da sotto e lo apre. Tutti restiamo incantati a guardare questo momento, prima di arrotolarlo di nuovo.

Zara Kian

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