Ama i tuoi mostri!

Un laboratorio di disegno e collage per il festival Up To You a cura di Cleo Bissong

foto Carlo Valtellina

Il Festival Up to You quest’anno è stato spettacoli, performance, momenti di incontro, la creazione di una comunità intergenerazionale e multiculturale, ed è stato anche laboratorio di creatività e sperimentazione. In questa edizione, oltre al consueto laboratorio di movimento rivolto ai e alle partecipanti della Redazione Multilingue e della Direzione artistica partecipata, quest’anno a cura di Susannah Iheme, ci sono stati altri tre laboratori rivolti al pubblico. ‘I do not fit in’, un laboratorio fotografico a cura di Michela di Savino, ‘Un solo respiro’, un laboratorio di danza urbana a cura di Cie Les 3 Plumes e Ama i tuoi mostri’, un laboratorio di disegno e collage a cura di Cleo Bissong, giovane illustratrice con background famigliare migratorio. Da parte della direzione artistica partecipata di Up To You e da parte di Qui e Ora, l’idea era offrire un coinvolgimento diretto, una condivisione di pratiche, una dimensione esperienziale che potessero comunicare al pubblico il senso di “Sconfiniamo?”, claim di Up To You Festival 2025. Ancora questi laboratori erano un allargamento di sguardo verso le tante artisticità di cui il festival si nutre, in un processo di contaminazione dei linguaggi, caro alla direzione artistica partecipata e alla redazione multilingue e testimone del contemporaneo. 

Seguono tre restituzioni del laboratorio di Ana Bustamante, Marie-Grâce Gimagesa e Arianna Previdi

Silvia Baldini

Ama tus monstruos. Di Ana Bustamante

mostri di Ana Bustamante – foto Carlo Valtellina

Hay cuerpos que son mapas imposibles, geografías que no figuran en ningún atlas oficial. Y, sin embargo, existen, vibran, resisten. En Ama tus monstruos, el taller de collage del festival Up To You de Bérgamo, hicimos justamente eso: trazar mapas ocultos, destacar lo que no encaja, y descubrir que en la rareza también habita el poder. Porque hay criaturas que no caben en los moldes, y en su exceso, en su diferencia, portan una fuerza antigua: la de reinventarse.

El collage fue nuestra herramienta y nuestra excusa. Con tijeras, revistas, palabras rotas y gestos intuitivos, armamos cuerpos imposibles, imágenes bastardas, monstruos gloriosos tanto como colaborativos. Y en ese proceso, la rebeldía nos propuso llamar lucidez a nuestras deformidades, a nuestras particularidades y vergüenzas.

Fue una invitación a dejar de corregirse, a dejar de esconderse. A reconocer en nuestras múltiples capas —de dolor, de deseo, de furia, de ternura— una belleza que no necesita aprobación. Porque ser monstruo, a veces, es la única forma posible de sobrevivir con dignidad en un mundo que insiste en excluir.

Ese mismo día, enfrentándome a la dificultad de acceder a una medicina para una condición crónica, comprendí algo más: mi monstruo —al que rindo culto como se rinde culto a una fuerza sagrada— me permite ser mi propia gran farmacéutica (grande farmacista). No solo la mía, sino también la de todos los cuerpos disidentes como el mío. Porque hay un fulgor que no se compra con recetas: se fabrica en comunidad, en el arte, en la rebelión de estar vivas, torcidas, monstruosas, sangrantes y resplandecientes.

Ana Bustamante

Ama i tuoi mostri. Di Arianna Previdi

mostri di Arianna Previdi – foto Carlo Valtellina

Alla voce “mostro” il dizionario dice: “essere che ha delle caratteristiche diverse da quelle che costituiscono la norma”. LA NORMA. Quel canone insindacabile che stabilisce rigidamente se il tuo corpo è abbastanza bello e desiderabile da poter occupare lo spazio pubblico senza essere oggetto di giudizio, e non solo prettamente estetico: “Sei grassa? Colpa della tua  pigrizia e scarsa capacità di controllo”, oppure “Sei donna e hai le gambe pelose? Non ti prendi cura di te stessa e della tua igiene personale”, e così via. Un giudizio che, alla fine, assorbi dentro di te e rivolti contro te stessa.

Anch’io, come credo tante delle persone presenti al laboratorio “Ama i tuoi mostri” di Cleo Bissong, ho sperimentato il giudizio su ciò che del mio corpo non aderiva alla norma. La frase che mi ha più colpito nella descrizione del laboratorio, letta nel programma di Up To You, è stata questa: “Obiettivo del laboratorio è fare un’esplorazione e celebrazione di quei lati di cui ci vergogniamo”. Vergogna è una parola forte. Perché la proviamo per qualcosa che non è una colpa?

Cleo ci ha fatto partire da lì, da ciò che di noi percepiamo come mostruoso, e dalla vergogna che questo ci suscita o ci ha suscitato in passato. Ci ha aiutato ad astrarre quelle caratteristiche e ridar loro una nuovo forma, attraverso la ricerca e il collage di immagini che ci rappresentassero. Insieme alla nuova forma, i nostri corpi avrebbero così acquisito un nuovo potere: quello di sconfinare dalla norma, con orgoglio e senza vergogna.

Ecco come andata: all’inizio abbiamo fatto qualche esercizio per prendere confidenza con la matita, provando a disegnare delle texture che, nella loro spigolosità o morbidezza, caos o simmetria, potessero già dire qualcosa di noi.

Poi abbiamo cercato delle immagini per lo sfondo del nostro collage, utilizzando sempre lo stesso criterio: dovevano rappresentarci e dovevamo sentirle nostre. Penso sia la parte di lavoro che mi ha assorbita di più: ho strappato moltissime pagine di riviste, collezionando sfondi astratti e pattern geometrici. Volevo che nel mio collage convivessero insieme il mio caos e il mio desiderio di controllo. Poi è successo che ho scartato tutte le geometrie, perché, ovviamente, in quel contesto la mia parte creativa ha fatto fuori di prepotenza la mia parte maniaca del controllo.

Lo step successivo è stato decisamente più difficile: dovevamo assemblare il nostro mostro. Volevo creare un mix tra animali e piante, ma non ho trovato l’animale giusto, che doveva assolutamente essere un roditore (dagli 8 ai 12 anni ho sempre portato – con grande vergogna e afflizione – l’apparecchio per i denti, e in generale sono animali in cui mi ritrovo).

Mancando il topo/coniglio/scoiattolo, ho fatto diversi tentativi con piante e oggetti. Poi, come mi succede spesso (anche con questo testo che ho riscritto tre volte), ho stracciato tutto e ho ricominciato da capo, con meno ritagli sul tavolo e meno aspettative. 

Ne è uscito un corpo di donna, con testa e busto da illustrazioni diverse ma perfettamente combacianti, con una finestra spalancata sul lato sinistro del petto e una nuvola di pensieri aggrovigliati incollata sopra la testa. Mi ci sono riconosciuta.

Grazie a Cleo Bissong e al Festival Up To You per questa pratica collettiva di sconfinamento.

Arianna Previdi

Aime tes monstres. Di Marie-Grâce Gimagesa

mostri di Marie-Grâce Gimagesa

È stata un’esperienza molto rilassante e divertente. Facendo tutti quelli esercizi di disegno, mi sono davvero rilassata come da bambina : disegnare senza pensare al risultato, solo esprimere liberamente le sue emozioni collegando corpo e spirito. Come se fosse una terapia per l’anima… 

Anche l’ultima esercizio di creare i mostrini mi è molto piaciuto. È stato per me un modo di ricordarmi la mia personalità e scoprire quello che mi piace ( la natura, i colori, i paesaggi…).

Oltre la gentilezza e le competenze dell’artista Cleo Bissong a dirigere questo laboratorio, l’atmosfera in cui abbiamo lavorato era molto molte piacevole. 

Marie-Grâce Gimagesa

foto Carlo Valtellina


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