‎Giorno 8. رویا ماه است! Roya è la luna!

Picnic sul ciglio della strada. Il laboratorio teatrale di Asinitas con DOM-

22 aprile

Sotto la guida di Valerio e Leonardo, oggi abbiamo svolto l’esercizio nella nostra “zona “in questo modo: con uno sguardo vuoto e un movimento rotatorio lento, muovevamo mani e piedi con la massima lentezza, come se stessimo sfidando il tempo.
Dopo le spiegazioni iniziali su come eseguire l’esercizio, ognuno di noi ha iniziato a muoversi per dieci minuti al proprio ritmo personale.
Mani e piedi si spostavano a diversi livelli, da una posizione completamente eretta fino alla massima flessione possibile, proprio prima di toccare il suolo o sdraiarsi, restando sospesi nello spazio. Questo esercizio era una danza con il tempo; una danza che ci spingeva non solo a percepire i momenti, ma a immergerci in essi.

Dovevo rallentare la mia mente e, rallentando i movimenti del corpo, procedere contro le mie abitudini mentali; contro la routine e le consuetudini quotidiane.
La semplicità è l’estrema complessità e la complessità è l’estrema semplicità.

Dopo l’esercizio, abbiamo fatto un picnic e Leonardo ha chiesto: «Cosa avete provato?»
Io ho risposto: «Le mattine in cui vado a fare la spesa, vedo un gruppo di persone che praticano tai chi nel parco. Sentire di aver fatto qualcosa di simile oggi è stata un’esperienza complessa per me.
Ogni momento devo combattere con la Zara dentro di me, così timida e sempre desiderosa di nascondersi. Ma l’esperienza dolce della ‘lentezza’ è stata straordinaria!»

Poi, divisi in due gruppi, abbiamo stilato una lista di tutti gli esercizi e le esperienze vissute fino a quel giorno.
Su un’idea di Valerio e Leonardo, abbiamo deciso che ogni gruppo avrebbe creato una piccola performance sul tema del “sogno”.
Eravamo tutti entusiasti, ma io ero piena di paura e dubbi. Lo sguardo di Leonardo, però, era colmo di fiducia: «Ce la potete fare!»

La zona ci attendeva. Lentamente, uno dopo l’altro, Zainab, Ali, Orlando, Nino, Woody, Giulia, Francesca e io siamo entrati. Potevamo scrivere, disegnare o cucire il nostro sogno.
Ho preso un filo verde brillante, l’ho infilato nell’ago e, nel mio “ما” di restare a casa, ho iniziato a cucire una poesia, il mio sogno.
Nel frattempo, potevamo prenderci una pausa dallo scrivere, cucire o disegnare per compiere un’azione: uno sguardo fisso, un momento di lentezza, una breve sosta o un istante di unità.

Giulia si è alzata, è andata al centro della “terra dei sogni”, ha preso il microfono e con il canto delle sue parole mi ha trasportata tra le nuvole.
Io cucivo, un altro disegnava, un altro ancora scriveva.
Ho raccolto tutto il mio coraggio, mi sono alzata, ho immerso il mio corpo nella “lentezza” e ho invitato la Zara dentro di me a collaborare. Ho sentito un fuoco dentro, mi sono scaldata, ma ce l’ho fatta!

Poi mi sono seduta e ho continuato a cucire il mio sogno.

Francesca con la sua unità, Orlando e Nino con la loro lentezza e Ali con il suo sguardo hanno proseguito.
Mi sono avvicinata al microfono e ho recitato il mio “sogno “ in persiano:

‎شب ها
‎وقتی که ماه می تابد
‎من در دفتر مشقم
‎تمرین عشق می کنم
‎و هزار بار «می نویسم»:
‎رویا ماه است!

Di notte
quando splende la luna
nel mio quaderno degli esercizi
pratico l’amore
e “scrivo “mille volte:
Roya è la luna!

*Roya(il sogno): un nome femminile

Zara Kian

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